AUTISMO – Come favorire l’inclusione in classe di un alunno con sindrome di Asperger

foto di un bambino introverso

Prendiamo come esempio il caso di un alunno della scuola primaria con sindrome di Asperger, lo chiameremo M.

Inclusione scolastica: M. ha 10 anni e frequenta la scuola primaria.

Descrizione del caso

Ad M. risulta difficile rimanere in un luogo per un certo periodo di tempo richiesto, non riesce a permanere all’interno della classe, si muove negli spazi senza una meta.
Non dimostra interesse per alcun lavoro che viene proposto, né attenzione ad alcuna attività; le relazioni che stabilisce con l’adulto sono frammentarie e non partecipa a lavori collettivi con altri compagni infatti presenta disturbi relazionali legati alla sua patologia e questo porta il bambino all’isolamento, nel distacco dall’ambiente e nel disinteresse verso gli altri, vi è una mancanza di reazione agli avvenimenti che si producono intorno a lui, il contatto con la realtà è precario.

E’ attratto dalla musica. Il suo umore è mutevole, quando si oppone alle richieste o gli viene negato qualcosa che desidera fare o avere, dimostra la sua ostilità e la sua frustrazione gettandosi a terra e urlando. Manifesta varie stereotipie motorie.

Era necessario perciò  che M. prendesse coscienza di sé stesso e della realtà.

 

E’ fondamentale programmare in TEAM fissando una coerenza di intendi

Abbiamo definito, dunque, le direzioni fondamentali verso cui svolgere complessivamente gli interventi educativi, la collaborazione è stata utile non solo all’inserimento e all’integrazione di M. ma positiva anche per i compagni della sua  classe. Infatti l’insegnante specializzato, dato a sostegno della classe dove è inserito il bambino, interviene sulle scelte educative e didattiche comunemente decise per la classe.

Tutto ciò congiunto alla cooperazione e agli accordi presi con gli insegnanti della classe ha favorito l’accettazione del bambino da parte dei suoi compagni, quindi ha reso efficace l’intervento educativo finalizzato all’integrazione di M.

Inoltre è stato possibile da parte dell’insegnante di sostegno, far comprendere gradualmente ai colleghi che M. è un bambino con esigenze educative speciali che ha bisogno di interventi specifici e personalizzati per cui era necessario che ci fosse un intervento educativo basato sulla fermezza e che tale atteggiamento da tenere con  lo stesso richiedeva una stretta collaborazione tra insegnanti e anche con l’assistente ad personam.

 

E’ fondamentale ricavare degli spazi

 

Attraverso l’osservazione, abbiamo rilevato gli interessi del bambino : M.  adora ascoltare la musica, da qui sono stati progettati dei laboratori. M. così ha  avuto un suo spazio dove potersi dedicare alle sue attività preferite.

 

Strumenti

 

Alla comunicazione per immagini si è voluto affiancare dei tentativi di comunicazione scritta con il Computer, ciò ha prodotto risultati positivi grazie all’utilizzazione di software altamente motivanti: giochi didattici in cui sono implicati messaggi multimediali: suoni, immagini, movimento. Le attività nel laboratorio multimediale hanno favorito momenti di interazione sociale con i compagni di classe.

Riflessione finale

Siamo convinti che la motivazione sia la chiave di tutti gli apprendimenti, per questo è  stato importante mettere in atto una metodologia basata sul piacere del fare: organizzazione di esperienze che abbiano un ritorno emozionale, finalizzare attività semplici, rendendole piacevoli e motivanti, predisporre situazioni di esperienza che hanno stimolato l’interesse nel fare.

Per mezzo di una libera interazione con il ragazzo, attraverso attività graduali e piacevoli,  è stato possibile creare una fiducia reciproca tra gli studenti del gruppo classe e M. e motivare l’allievo speciale ad apprendere, favorendo liberamente la partecipazione spontanea all’attività del gruppo

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