Ludwig Van Beethoven e Franklin Delano Roosevelt, quando la disabilità non è un limite

le strutture celebrali attive durante la scrittura

Portiamo alcuni esempi positivi di disabilità che riguardano due grandissimi personaggi del passato, un musicista e un politico: Ludwig Van Beethoven e Franklin Delano Roosevelt. Il primo da sordo ha composto la celeberrima nona sinfonia, il secondo in sedia a rotelle a risollevato le sorti dell’America.

Ludwig Van Beethoven nasce a Bonn (Germania) il 16 dicembre 1770 da una famiglia di umili origini contadine fiamminghe amante della musica. Le sette note scorrono nel suo sangue e lui non tar- da a mostrare la sua bravura e il suo spirito di innovazione: «Il suo primo concerto pubblico a Vienna, il 29 marzo 1795, è un trionfo», scrive Zucchi. «Ovunque il suo virtuosismo e la vibrante passione delle composizioni gli procurano l’entusiasmo del pubblico». Ma è proprio durante questo periodo radioso che si manifestano le prime avvisaglie dei futuri problemi di salute: inizialmente avverte dei fruscii che in seguito si trasformano in rumori e scrosci sempre più frequenti. Nessuno riesce ad aiutarlo e ancora oggi non si sa se è stata una labirintite cronica, una otospongiosi o il morbo di Paget a portarlo alla completa perdita dell’udito nel 1819. Costretto a comunicare per scritto, tramite i celebri “quaderni di conversazione”, Beethoven non si arrende e benché psicologicamente provato e infelice, compone una delle sue opere più note, la celebre Nona sinfonia con il famoso Inno alla gioia, che viene eseguita la prima volta nel 1824 segnando l’apice della sua carriera. Muore tre anni dopo, il 26 marzo 1827, all’età di 56 anni.

Franklin Delano Roosevelt, unico presidente degli Stati Uniti rieletto per quattro volte e uno dei protagonisti del XX secolo, vede la luce vicino a New York il 30 gennaio 1882. Laureato in storia ad Harvard e in giurisprudenza alla Colombia University e appassionato di politica, nel 1910 è eletto senatore per il Partito Democratico e in seguito viceministro della Marina dal 1913 al 1920. Nell’agosto 1921, mentre è in vacanza, «le gambe non lo reggono più e ha la febbre alta. Passano le settimane e si susseguono i consulti medici, fino alla diagnosi definitiva. Una mazzata: paralisi degli arti inferiori causata da polio- mielite». Combattivo e deciso a non farsi prevaricare dalla situazione, Roosevelt si affida a una complessa intelaiatura di acciaio che va dalle scarpe alla pancia, fatta su misura, per potersi muovere aiutato da qualcuno. La sua carriera politica non conosce sosta e, dopo due mandati come governatore di New York, nel 1932 diventa presidente degli Stati Uniti. Con il suo New Deal, un piano di moderne riforme in ogni settore della società, dall’agricoltura alla finanza, dall’industria alle arti, rinnova il modo di far politica
e traghetta gli USA fuori dalla Grande Depressione del 1929. Dopo la vittoria della Seconda Guerra Mondiale al fianco degli alleati e la Conferenza di Yalta con Stalin e Churchill, Roosevelt muore per una massiccia emorragia cerebrale il 12 aprile 1945. È stato il primo a promuovere una politica della disabilità, pur facendo il possibile per nascondere la propria».

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