Cos’è l’autismo? Storia e patologia

La foto riprende un bambini autistico

Storia dell’autismo

 

Il primo a parlare di spettro autiustico e di autismo fu Leo Kenner con un articolo pubblicato dal titolo : “Disturbo autistico del contatto affettivo”. Nell’articolo vennero descritti 11 casi di psicosi infantile dalla sintomatologia molto caratteristica.

 

Kenner descrisse come i bambini erano incapaci di rapportarsi all’ambiente nei modi tipici dell’età, con una tendenza ad isolarsi e a non recepire i segnali provenienti dall’esterno tant è che sia i genitori che gli specialisti di allora consideravano i bambini sordi o con problemi all’udito.

 

Proprio Kenner con i suoi studi smentì tale convinzione che indicava i tratta caratteristici della sindrome in “un ritiro da qualsiasi contatto umano, un desiderio ossessivo di mantenere la stessa conformazione dell’ambiente, un rapporto facile con gli oggetti, una fisionomia pensierosa ed intelligente, un mutismo o una specie di linguaggio che non pare in funzione della comunicazione interpersonale”.

 
Un altro studio parallelo e del tutto autonomo veniva condotto da Hans Asperger, psichiatra e pediatra austriaco. L’austriaco nel 1944 descrisse vari casi di bambini autistici (affetti da “psicopatia autistica” nella sua definizione), muovendosi da situazioni nelle quali erano identificabili importanti danni organici, fino ad altre prossime alla normalità.

 
Attualmente la dizione di sindrome di Asperger è riservata a quei bambini autistici, in verità assai rari, i quali presentano delle capacità sostanzialmente nella norma ed un linguaggio ben sviluppato.

 

Cos’è l’autismo?

 

L’autismo è una disabilità che rientra nell’ambito dei disturbi “generalizzati dello sviluppo” e che, in genere, comporta compromissione delle abilità sociali, dei linguaggio e del comportamento.

 

Vi sono vari livelli di gravità, alcuni soggetti autistici possono parlare, altri hanno un linguaggio scarso o del tutto assente.

 

Si tratta di una patologia estremamente complessa e in gran parte ancora poco conosciuta nelle sue cause profonde, anche se ormai a livello scientifico si propende per considerarla una malattia generata non da problematiche di carattere psicologico ma organico.

 

La malattia intacca profondamente le capacità relazionali dei bambino che spesso è del tutto incapace di allacciare un rapporto adeguato con il mondo esterno ed è come imprigionato in comportamenti stereotipati anomali.
Si tratta di una situazione clinica caratterizzata da:

  • marcata compromissione dell’uso di diversi comportamenti non verbali, come lo sguardo diretto, l’espressione mimica, i gesti;
  • mancanza di ricerca spontanea della condivisione di interessi con altre persone, in modo particolare con i coetanei;
  • dedizione assorbente a uno o più tipi di interesse stereotipati e ristretti, che risultano anomali per intensità o per focalizzazione;
  • manierismi motori stereotipati e ripetitivi (sbattere le mani e le dita, ecc.).

 

A differenza delle forme più gravi di disturbo generalizzato dello sviluppo, nella sindrome di Asperger il funzionamento cognitivo e linguistico appare discreto e si hanno perciò maggiori possibilità di intervento, che tuttavia non sempre vengono colte perché spesso il disturbo non viene riconosciuto.

 

E’ tuttavia una patologia difficile da gestire in ambito scolastico per la difficoltà di definirla e soprattutto di comprenderne il sintomo più disorientante per gli insegnanti e cioè la mancanza di reciprocità sociale ed emotiva.

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