Deficit attentivo e iperattività, lo studio

immagini di sculaccioni ai bambini

 

“Indirizzi clinico-organizzativi per la diagnosi e il trattamento del Disturbo da Deficit Attentivo con Iperattività (DDAI/ADHD) in età evolutiva in Emilia-Romagna”

Introduzione

Negli ultimi anni la definizione clinica del disturbo da deficit dell’attenzione con iperattività, dei suoi criteri diagnostici e delle adeguate strategie terapeutiche è stata oggetto di numerosi studi che hanno permesso a diverse Società Scientifiche (es. European Society of Child Adolescent Psychiatry, American Association of Pediatrics, American Academy of Child Adolescent Psychiatry) ed Istituzioni Sanitarie Internazionali (es. National Institute for Clinical Excellence [NICE, UK], National Institute of Mental Health [NIMH, USA], di definire specifiche linee guida.

La Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA), ha prodotto nel 2003 specifiche linee guida, pubblicate nel 2004 (Linee guida per la diagnosi e la terapia farmacologica del disturbo da deficit attentivo con iperattività in età evolutiva – Giornale di Neuropsichiatria dell’età evolutiva; Vol. 24, Agosto 2004).

Il gruppo di lavoro sull’ADHD, costituito nell’ambito del Coordinamento Regionale NPIA, ha fatto riferimento a queste linee guida per definire, il protocollo clinico ed operativo per il miglioramento della assistenza ai bambini con ADHD in Emilia-Romagna.

Epidemiologia

Gli indici di prevalenza del disturbo presentano differenze a seconda di come è stato selezionato il campione, di quali criteri di classificazione e/o quali fonti di informazioni o quali strumenti sono utilizzati.

 

Per quanto riguarda studi epidemiologici condotti in Italia:
– uno in Umbria e Toscana da Gallucci e collaboratori (1993), due in Emilia Romagna da Camerini e coll. (1999) e da Marzocchi e Cornoldi (2000) mostrano nella popolazione infantile generale una frequenza di circa il 4% (in pratica un bambino in ogni classe di 25 alunni) non dissimile dalle stime Nord Americane e Nord Europee.

– uno studio condotto a Cesena nel 2003 dai Servizi territoriali su una popolazione di 11.980 soggetti di età compresa tra 7 e 14 anni, ha dato una prevalenza di ADHD del 1.1% (131 casi).

– una valutazione condotta all’interno dei servizi territoriali della città di Bologna ha mostrato che i pazienti in carico al Servizio NPIA al giugno 2004, con diagnosi ICD-10 di F 90.0 (disturbo dell’attività e dell’attenzione) e F 90.1 (disturbo ipercinetico della condotta) erano pari al 1,2% dei 3.309 utenti 0-18 anni, pari a circa lo 0,1‰ sulla popolazione generale di pari età.

In generale, i servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza (NPIA) dell’Emilia-Romagna utilizzano la classificazione diagnostica ICD 10 – raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – che è una classificazione multiassiale dei disturbi neuro-psichiatrici del bambino e dell’adolescente (vengono cioè per ogni utente descritti, contemporaneamente, più aspetti utilizzando 5 assi di classificazione: psichiatrico, alterazioni dello sviluppo psicologico, ritardo mentale, condizioni organiche, condizioni socio-ambientali) permettendo così di rilevare le condizioni, anche di carattere medico, che si associano ad un dato disturbo.

Il SINP (Sistema Informativo della Neuropsichiatria territoriale in Emilia-Romagna), nel 2005 ha registrato la diagnosi di “sindromi ipercinetiche” (F90 – 90.9, secondo l’ICD 10) in 1.304 bambini di età 0-18 anni (2,1/1000 popolazione pari età; range da 1,3 a 2,5/1000 escludendo la realtà di Cesena), di cui 269 rappresentano i nuovi casi di ADHD diagnosticati nell’anno.

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